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Erènia Montefalco è il cugino di Severo, trisavolo del Magnifico Rettore Aloisius Montefalco. Erènia è stato a capo dei Pegargenteus nella seconda metà del XIX secolo e si è poi trasferito a Firenze per aiutare a redigere la prima bozza della Maginclopedia Moderna e proseguire i suoi studi sulla Forgiatura degli Oggetti Incantati. 

Dopo una dozzina di anni passati a cavallo tra il centro Italia e la Sardegna, Erènia è morto in circostanze misteriose. Si pensa che una delle sue invenzioni abbia fatto cilecca, ma la realtà è che l’uomo è stato ucciso da un collega invidioso dei grandi traguardi di Montefalco. Tra le varie dicerie si pensa che il progetto della Magopolitana sia suo e che Noè Illusorius ne abbia preso i meriti dopo essersi sbarazzato di Erènia.

Erènia è diventato diffidente nei confronti di chiunque. Spesso è taciturno, imbronciato e criticone. Un mago per essere grande non deve essere soltanto brillante, ma anche illuminato, poiché l’ingordigia si nasconde soprattutto dietro al talento. Erènia mette spesso alla prova gli studenti e i professori, criticando chiunque gli passi davanti e fa in fretta a ridimensionare i gradassi e i capetti - mantenendo, tuttavia, un occhio di riguardo nei confronti dei membri Pegargenteus. 

Nulla lo rende più felice di una dimostrazione di talento e intelligenza da parte di un mago capace, all’occorrenza, di essere anche altruista.

A seguito dell’Incidente del Leviatano, Erènia è rimasto nel castello di Roccantica per vigilare su di esso mentre studenti, professori e cittadini di Borgotorvo abbadonavano il villaggio per riparare nella frazione di Collescuro. Da allora nessuno ha saputo più nulla di lui.

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